STORIA DI GIACOBBE - PRIMA E SECONDA PARTE
Ciao bambini, sono la vostra maestra Fabiola!
Vi ho già inviato la prima parte della storia di Giacobbe ed Esaù, figli di Isacco e nipotini di Abramo. Abbiamo visto che Giacobbe ed Esaù, nonostante siano gemelli, sono molto diversi tra loro. Ognuno di noi è speciale e unico.
Come vi descrivereste? Quali sono le vostre abilità? Spero abbiate riflettuto su questo: tutti noi siamo speciali a modo nostro!
Adesso vorrei andare avanti nel racconto della storia. Prima di andare avanti, però, vi consiglio di rileggere velocemente la prima parte. Dopo vi chiederò di fare un'attività. Buon lavoro e buona lettura!
STORIA
DI GIACOBBE – 1ͣ PARTE
Isacco,
il figlio di Abramo e Sara, si innamorò di una bellissima ragazza, Rebecca, e
la sposò. Rebecca e Isacco ebbero due figli gemelli, Giacobbe ed Esaù. Già
quando erano nella pancia della loro mamma, i gemellini lottavano uno contro
l’altro. Giacobbe voleva nascere per primo, ma nacque per primo Esaù, un
bambino con i capelli rossi, peloso come un capretto e forte come un orso.
Giacobbe, invece, era bruno e piuttosto magro, ma furbo come una volpe. Esaù
amava cacciare e passava tutto il tempo all’aria aperta. Era il prediletto del
padre Isacco anche perché, essendo il primogenito, un giorno avrebbe ereditato
tutto ciò che possedeva. Sì, tanti anni fa funzionava così! Solo il figlio più
grande ereditava i beni dei genitori, gli altri non avevano nulla. Giacobbe,
invece, era il prediletto della mamma Rebecca, gironzolava sempre per
l’accampamento e amava molto cucinare.
Una
mattina Esaù si alzò presto per andare a caccia e tornò la sera, stanco e molto
affamato. Vide il fratello accanto al fuoco, mentre preparava una buonissima
minestra di lenticchie, si avvicinò e gli chiese: “Giacobbe, mi dai un piatto
di quella minestra? Non ci vedo più dalla fame!”.
“Va
bene,” rispose Giacobbe “e tu cosa mi dai in cambio? Se ti do la minestra, tu
mi prometti che da questo momento divento io il primogenito?”. Esaù, che
pensava solo a mangiare, promise: “Va bene, se è questo quel che vuoi, fai pure
tu il primogenito, ma ora dammi la minestra, muoio di fame!”. Prese il piatto
di lenticchie, mangiò e se ne andò.
Passarono
diversi anni e, mentre Esaù aveva dimenticato la sua promessa, Giacobbe
ricordava tutto: voleva essere il primo e sapeva benissimo che il primogenito
avrebbe avuto in eredità le terre, le greggi e tutto ciò che Isacco, suo padre,
possedeva.
STORIA
DI GIACOBBE – 2ͣ PARTE
Isacco,
intanto, era diventato vecchio e mezzo cieco e non si spostava più dalla sua
tenda, così un giorno mandò a chiamare Esaù.
“Figlio
mio,” gli disse “mi sento stanco, ci vedo poco e non riesco più a lavorare. Tu
sei il primogenito e quindi il mio erede: è arrivato il momento che tu ti
prenda cura di tua madre, delle terre, delle greggi e di tutto l’accampamento.
Perciò, vai a caccia, cattura qualcosa di buono, cucinalo per me, e quando
torni ti darò la mia benedizione.”
“Va bene, padre mio” rispose Esaù, e partì per
la caccia.
Rebecca,
che aveva sentito tutto, corse a dirlo a Giacobbe.
“Figlio
mio, se vuoi essere tu a prendere la benedizione di tuo padre al posto di tuo
fratello, affrettati e fa’ come ti dico. Vestiti con gli abiti di Esaù, copriti
braccia e gambe con il pelo di un capretto e porta a tuo padre un piatto di
selvaggina che ti cucinerò. Vedrai che Isacco ti scambierà per tuo fratello.”
Giacobbe
fece come gli aveva detto la madre: si vestì con un abito da caccia di Esaù, si
coprì le braccia e le gambe col pelo di un capretto ed entrò nella tenda del
padre con un piatto di selvaggina appena cucinata. Isacco, mezzo cieco, vide
un’ombra, annusò l’odore selvatico dei suoi vestiti e scambiò Giacobbe per Esaù
ma, colto dal dubbio, chiese: “Come mai così presto di ritorno dalla caccia,
figlio mio?”.
“Ho
trovato subito un capriolo sul mio cammino, l’ho preso e cucinato. Mangia,
padre, e dammi la tua benedizione” disse Giacobbe imitando la voce del
fratello.
Isacco
abbracciò Giacobbe e, sentendogli le braccia pelose, non ebbe più dubbi, pensò
che fosse Esaù e gli diede la sua benedizione. E così Giacobbe si allontanò
dalla tenda.
Più
tardi Esaù tornò dalla caccia e, cucinata la bestia più grossa, entrò nella
tenda di Isacco esultando: “Eccomi, padre, ti ho cucinato della selvaggina
grassa e prelibata e sono qui per la tua benedizione!”.
“Come
è possibile? Chi sei tu?” esclamò stupito Isacco, ma subito capì di essere
stato ingannato.
“Sei
tu Esaù, vero? Ho dato da poco la benedizione a tuo fratello. Ah, Giacobbe mi
ha imbrogliato e si è preso la tua eredità, e adesso? Non posso più dartela, ma
ti posso augurare comunque il meglio della vita.”
Esaù
uscì dalla tenda del padre furibondo. “Se trovo mio fratello lo faccio a
fettine! Quell’imbroglione mi ha rubato l’eredità e la benedizione di nostro
padre!”
Rebecca
sentì le parole rabbiose di Esaù e corse da Giacobbe: “Tuo fratello è molto
arrabbiato con te, dice che se ti trova ti farà molto male. Fuggi, vai da mio
fratello Labano, lui ti darà lavoro e per moglie una delle figlie.”
Così
Giacobbe salutò sua madre, scappò in gran fretta e si incamminò verso Carran,
in Assiria, dove abitava lo zio Labano.
Quali sentimenti avranno provato i personaggi (Isacco, Rebecca, Esaù, Giacobbe)? Secondo voi come si è comportato Giacobbe? Potete scrivere un pensiero o un testo. Fate poi un disegno di Giacobbe travestito da Esaù davanti a Isacco (usate l'immagine in alto come esempio). Se potete, usate un foglio completamente bianco, come per il disegno che vi ho chiesto di fare la volta scorsa!
Vi voglio bene.
Maestra Fabiola