giovedì 12 marzo 2020

STORIA DI GIACOBBE - PRIMA E SECONDA PARTE


Ciao bambini, sono la vostra maestra Fabiola! 
Vi ho già inviato la prima parte della storia di Giacobbe ed Esaù, figli di Isacco e nipotini di Abramo. Abbiamo visto che Giacobbe ed Esaù, nonostante siano gemelli, sono molto diversi tra loro. Ognuno di noi è speciale e unico. 
Come vi descrivereste? Quali sono le vostre abilità? Spero abbiate riflettuto su questo: tutti noi siamo speciali a modo nostro! 
Adesso vorrei andare avanti nel racconto della storia. Prima di andare avanti, però, vi consiglio di rileggere velocemente la prima parte. Dopo vi chiederò di fare un'attività. Buon lavoro e buona lettura!



STORIA DI GIACOBBE – 1ͣ PARTE

Isacco, il figlio di Abramo e Sara, si innamorò di una bellissima ragazza, Rebecca, e la sposò. Rebecca e Isacco ebbero due figli gemelli, Giacobbe ed Esaù. Già quando erano nella pancia della loro mamma, i gemellini lottavano uno contro l’altro. Giacobbe voleva nascere per primo, ma nacque per primo Esaù, un bambino con i capelli rossi, peloso come un capretto e forte come un orso. Giacobbe, invece, era bruno e piuttosto magro, ma furbo come una volpe. Esaù amava cacciare e passava tutto il tempo all’aria aperta. Era il prediletto del padre Isacco anche perché, essendo il primogenito, un giorno avrebbe ereditato tutto ciò che possedeva. Sì, tanti anni fa funzionava così! Solo il figlio più grande ereditava i beni dei genitori, gli altri non avevano nulla. Giacobbe, invece, era il prediletto della mamma Rebecca, gironzolava sempre per l’accampamento e amava molto cucinare.
Una mattina Esaù si alzò presto per andare a caccia e tornò la sera, stanco e molto affamato. Vide il fratello accanto al fuoco, mentre preparava una buonissima minestra di lenticchie, si avvicinò e gli chiese: “Giacobbe, mi dai un piatto di quella minestra? Non ci vedo più dalla fame!”.
“Va bene,” rispose Giacobbe “e tu cosa mi dai in cambio? Se ti do la minestra, tu mi prometti che da questo momento divento io il primogenito?”. Esaù, che pensava solo a mangiare, promise: “Va bene, se è questo quel che vuoi, fai pure tu il primogenito, ma ora dammi la minestra, muoio di fame!”. Prese il piatto di lenticchie, mangiò e se ne andò. 
Passarono diversi anni e, mentre Esaù aveva dimenticato la sua promessa, Giacobbe ricordava tutto: voleva essere il primo e sapeva benissimo che il primogenito avrebbe avuto in eredità le terre, le greggi e tutto ciò che Isacco, suo padre, possedeva. 


STORIA DI GIACOBBE – 2ͣ PARTE
Isacco, intanto, era diventato vecchio e mezzo cieco e non si spostava più dalla sua tenda, così un giorno mandò a chiamare Esaù.
“Figlio mio,” gli disse “mi sento stanco, ci vedo poco e non riesco più a lavorare. Tu sei il primogenito e quindi il mio erede: è arrivato il momento che tu ti prenda cura di tua madre, delle terre, delle greggi e di tutto l’accampamento. Perciò, vai a caccia, cattura qualcosa di buono, cucinalo per me, e quando torni ti darò la mia benedizione.”
 “Va bene, padre mio” rispose Esaù, e partì per la caccia.
Rebecca, che aveva sentito tutto, corse a dirlo a Giacobbe.
“Figlio mio, se vuoi essere tu a prendere la benedizione di tuo padre al posto di tuo fratello, affrettati e fa’ come ti dico. Vestiti con gli abiti di Esaù, copriti braccia e gambe con il pelo di un capretto e porta a tuo padre un piatto di selvaggina che ti cucinerò. Vedrai che Isacco ti scambierà per tuo fratello.”
Giacobbe fece come gli aveva detto la madre: si vestì con un abito da caccia di Esaù, si coprì le braccia e le gambe col pelo di un capretto ed entrò nella tenda del padre con un piatto di selvaggina appena cucinata. Isacco, mezzo cieco, vide un’ombra, annusò l’odore selvatico dei suoi vestiti e scambiò Giacobbe per Esaù ma, colto dal dubbio, chiese: “Come mai così presto di ritorno dalla caccia, figlio mio?”.
“Ho trovato subito un capriolo sul mio cammino, l’ho preso e cucinato. Mangia, padre, e dammi la tua benedizione” disse Giacobbe imitando la voce del fratello.
Isacco abbracciò Giacobbe e, sentendogli le braccia pelose, non ebbe più dubbi, pensò che fosse Esaù e gli diede la sua benedizione. E così Giacobbe si allontanò dalla tenda.
Più tardi Esaù tornò dalla caccia e, cucinata la bestia più grossa, entrò nella tenda di Isacco esultando: “Eccomi, padre, ti ho cucinato della selvaggina grassa e prelibata e sono qui per la tua benedizione!”.
“Come è possibile? Chi sei tu?” esclamò stupito Isacco, ma subito capì di essere stato ingannato.
“Sei tu Esaù, vero? Ho dato da poco la benedizione a tuo fratello. Ah, Giacobbe mi ha imbrogliato e si è preso la tua eredità, e adesso? Non posso più dartela, ma ti posso augurare comunque il meglio della vita.”
Esaù uscì dalla tenda del padre furibondo. “Se trovo mio fratello lo faccio a fettine! Quell’imbroglione mi ha rubato l’eredità e la benedizione di nostro padre!”
Rebecca sentì le parole rabbiose di Esaù e corse da Giacobbe: “Tuo fratello è molto arrabbiato con te, dice che se ti trova ti farà molto male. Fuggi, vai da mio fratello Labano, lui ti darà lavoro e per moglie una delle figlie.”
Così Giacobbe salutò sua madre, scappò in gran fretta e si incamminò verso Carran, in Assiria, dove abitava lo zio Labano.


Quali sentimenti avranno provato i personaggi (Isacco, Rebecca, Esaù, Giacobbe)? Secondo voi come si è comportato Giacobbe? Potete scrivere un pensiero o un testo. Fate poi un disegno di Giacobbe travestito da Esaù davanti a Isacco (usate l'immagine in alto come esempio). Se potete, usate un foglio completamente bianco, come per il disegno che vi ho chiesto di fare la volta scorsa! 
Vi voglio bene. 
Maestra Fabiola